IL PIACERE DI INCONTRARSI
DI FRANCO PERAZZA
Non ricordo bene quando io e Dario ci siamo incrociati per la prima volta nella trama di eventi ed occasioni che la vita si incarica di offrirti: sarà stata una manifestazione, o qualche dibattito, o forse un evento politico cittadino.
Francamente non lo ricordo. Certo ci “conoscevamo” da lungo tempo come tutti i goriziani, almeno quelli con un orientamento politico di sinistra. E tuttavia, per tutto quel tempo che non sai mai bene quando e perchè sia iniziato, ma che dà senso al tuo “essere al mondo” in questa piccola cittadina di provincia, non avevamo avuto modo di fare delle cose particolari assieme. Io leggevo Isonzo-Soca, scambiavo qualche riflessione con Dario quando ci incontravamo casualmente in centro città, si chiacchierava amabilmente quando andando a camminare dalle parti del confine con Solkan mi accadeva di incontrarlo, fermo con la sua vecchia bicicletta sotto un albero di mele che lui amava e che mi aveva insegnato ad apprezzare. Ancora adesso passando accanto a quell’albero ricordo quei momenti. Immancabili erano gli incontri alle interessanti conferenze storiche che Dario organizzava e di cui era giustamente orgoglioso. Niente di più. Forse, a ben pensarci, qualcosa è cambiato quando circa nove anni fa ho assunto l’incarico di segretario del Circolo cittadino del Partito Democratico. In quella veste, una delle prime cose che avevo voluto fare era stata aprire il dialogo con tutte le realtà politiche e culturali della sinistra e così gli scambi con Dario erano divenuti più frequenti, meno casuali. Le conversazioni si erano fatte più serie ed approfondite, le collaborazioni in occasione di alcune campagne elettorali si erano rafforzate ed era aumentata la conoscenza reciproca. Forse è proprio per questo che ad un certo punto Dario, che conosceva il mio impegno come direttore del Dipartimento di Salute Mentale e le mie battaglie per la valorizzazione del Parco Basaglia, mi chiese di scrivere qualcosa per Isonzo- Soca. La storia di Franco Basaglia lo interessava molto, su quegli avvenimenti, sulle reazioni della città a quella impresa ci eravamo spesso trovati a ragionare, a cercare di capire. Ovviamente la proposta di scrivere per Isonzo-Soca mi fece molto piacere e così iniziò una breve ma interessante collaborazione con la sua rivista. Tanto che alcune volte mi invitò alle riunioni di redazione: momenti sempre importanti, di discussione e approfondimento, certamente mai incontri banali o formali. Ricordo che a volte potevano anche rivelarsi come molto “accesi”, da intendersi come vivaci scambi di punti di vista tra persone di grande passione politica, che Dario
gestiva con un’autorevolezza che tutti gli riconoscevano e rispettavano. Dunque senza perdere tempo accettai l’invito a scrivere e preparai un primo articolo. Per
i contenuti non c’erano problemi ma trovai anche delle belle fotografie per corredare il pezzo che inviai a Dario: devo dire con qualche preoccupazione rispetto a
quello che sarebbe stato il suo giudizio. A Dario piacque molto e così nel numero 114 dell’agosto-settembre 2017 di Isonzo-Soca uscì l’articolo dal titolo: Sull’Ospedale Psichiatrico di Gorizia. Da luogo per lenire la disgrazia dei miseri alienati, a laboratorio di libertà e cantiere per la costruzione di diritti di cittadinanza, dove ricordavo la storia del comprensorio e l’epopea basagliana. Dopo qualche tempo, poiché in città si era iniziato a parlare del possibile progetto di rigenerazione del Parco Basaglia che io stavo perorando, Dario mi sollecitò a scrivere un altro articolo. E così nel numero 116 dell’ottobre 2018 uscì un mio pezzo intitolato Come riconquistare un bene pubblico. Il Parco Basaglia. Successivamente Isonzo-Soca ospitò anche una proposta, sotto forma di lettera che, in qualità di componente dell’assemblea del GECT GO, avevo presentato al Presidente di questo organismo per la valorizzazione del progetto transfrontaliero di salute mentale che avevo coordinato. Non ho più avuto occasione di scrivere articoli per Dario, anche se continuavamo a vederci e a parlare, commentando la politica cittadina e nazionale, ragionando di Covid, e, purtroppo, anche dei guai della salute che inevitabilmente prima o poi si intrecciano con l’esistenza delle persone. Poi la vita per Dario ha imboccato una strada difficile e dolorosa e tutti ne abbiamo molto sofferto. Oltre al dispiacere personale per la sua morte, ciò di cui mi rammarico – anche se capisco che è ben poca cosa rispetto al vuoto che ha lasciato nella vita di molte persone e nella vita culturale e politica della nostra città – è di non aver avuto il tempo per commentare assieme a Dario i progetti di valorizzazione della figura di Franco Basaglia e di rigenerazione del Parco Basaglia di cui tanto avevamo discusso e che ora lentamente si stanno concretizzando. Sono sicuro che Dario mi avrebbe sollecitato a scrivere qualcosa nel merito. Voglio concludere questo mio breve ricordo con una nota che attiene in qualche modo al carattere di Dario. Si sa e si dice che il titolo di un articolo lo sceglie sempre il Direttore: ebbene per i miei articoli Dario mi ha dato la libertà di decidere il titolo. Non so se lo facesse con tutti, ma a me aveva fatto piacere e in questa
circostanza mi è sembrato un aspetto bello da ricordare.
Grazie Dario