
CHIESA E MONDO
di ANDREA BELLAVITE
Non si era mai vista una simile attenzione mediatica nei confronti dei riti seguiti alla morte di papa Francesco, del Conclave e dell’elezione del nuovo vescovo di Roma. Non aveva ottenuto altrettanto interesse neppure l’onnipresente Giovanni Paolo II, autentico globetrotter che per 27 anni aveva tenuto nel freezer ogni possibile riforma della Chiesa e che aveva influito sui rapidi processi di cambiamento del mondo nell’ultima parte del XX secolo.
Un intero Pianeta – o almeno la sua parte influenzata dal cosiddetto Occidente – ha seguito con il fiato sospeso i solenni funerali, il trasporto a Santa Maria Maggiore e la sepoltura. La passione per gli eventi del cattolicesimo ha interessato sorprendentemente più il mondo laico che quello religioso, giungendo fino a guardare con timore e tremore pieno di rispetto il rito di potere più maschilista e patriarcale che ancora sia presente nella storia contemporanea. Ecco, il Conclave ha tenuto miliardi di persone incollate davanti a un televisore, trepidanti di fronte alle immagini del camino presidiato dagli inconsapevoli gabbiani, “fumata nera”, “fumata bianca”, ecco gli applausi, le grida della piazza san Pietro, le lacrimucce di suore e fraticelli accorsi per un gesto al confine tra fede e curiosità.
Perché tanto cancan per un evento che dovrebbe riguardare essenzialmente i fedeli cattolici in attesa del loro nuovo capo?
Una spiegazione c’è ed è da individuare nelle parole e nei gesti del vecchio Francesco. Il pontefice argentino, progressivamente più forte dal punto di vista morale e spirituale proprio nel suo essere fisicamente più fragile e debole, aveva in effetti suscitato molta speranza nel mondo. La sua incapacità di “giudicare” e l’evidente preferenza per i trasgressori delle leggi codificate aveva fatto sobbalzare tante persone che si sentivano lontane, esiliate da una Chiesa fino a prima chiusa alle istanze di qualsiasi specificità e originalità. L’impegno indefesso per la pace si è concretizzato nella scelta politica di sostenere il mondo povero, il socialismo piuttosto che il capitalismo. La semplicità di azioni come quella del portare la propria borsa a mano durante i viaggi, dell’utilizzo delle utilitarie piuttosto che delle auto blu, del rifiuto di appartamenti lussuosi per vivere, per quanto possibile, come tutti, hanno introdotto una completa revisione dell’idea del Pontefice nella Chiesa e nel mondo. La scelta preferenziale per una chiesa povera, l’attenzione ai senza tetto, la quotidiana parola a difesa dei diritti dei migranti e degli indifesi gli hanno procurato la simpatia di mezzo mondo e la corrispondente antipatia dell’altra metà.
Dopo la sua morte, gli interrogativi si sono fatti pressanti, al punto da favorire un’attenzione spasmodica, quasi patologica, al destino del Conclave e dei suoi protagonisti. La domanda che serpeggiava nella Chiesa e nel mondo politico/culturale era: il prossimo Papa convocherà il Concilio per dare forma canonica e stabilità alle intuizioni rivoluzionarie proposte dalla personalità di Francesco? Oppure sarà un uomo di mediazione, in grado di riparare i cocci rotti dall’irruenza innovativa di Francesco, ricostruendo un’unità tra le abissali diversità che si sono palesate nel corso del papato “francescano”? La Chiesa cattolica esisterà ancora, così come di fatto si è configurata dall’età postcostantinea (IV secolo) in poi oppure si presenterà come una tra le tante possibilità di realizzare una specifica forma di relazione con il divino? Ci sarà ancora il sacerdozio rigorosamente maschile e celibatario o si aprirà una stagione di radicali riforme, sulla linea del clamoroso riconoscimento, da parte di Francesco, del fatto che tutte le religioni sono vie che conducono a Dio e alla valorizzazione dell’Uomo?
La prima impressione suscitata dal nuovo papa, Robert Francis Prevost, detto anche Leone XIV, è quella di un vero e proprio phisique du role. Sembra che la veste bianca gli sia stata incollata addosso ben prima del mese di maggio 2025. La scelta, in altre parole, pare quella della mediazione. Leone XIV sarà senz’altro sulla linea di Francesco, che peraltro lo ha voluto e scelto come collaboratore in ruoli di grande importanza e rilievo. Tuttavia non mancherà quella prudenza pastorale e sociale che potrà consentire alla Chiesa cattolica di mantenere i suoi privilegi nelle stanze del potere planetario, ma che non le consentirà di compiere il passo totalmente nuovo che forse Francesco avrebbe sognato.
Un’iniezione di sicurezza per chi temeva una trasformazione radicale e un’innegabile, almeno momentanea delusione per chi si attendeva una nuova Chiesa, più libera, più spirituale, più profondamente cristiana.
Articolo originale in Italiano.